martedì 30 aprile 2013

I limiti della Bce e la disoccupazione

Il 26 aprile la Bce ha pubblicato un report che analizza la terribile situazione nella quale versano le piccole medie imprese del continente. Il report punta sulle grandi differenze che caratterizzano l'accesso al credito per le imprese. Germania e satelliti da una parte, periferici dall'altra. Le piccole medie imprese sono la spina dorsale dell'economia e occupazione Europea. L'Eurostat cataloga queste attività in Micro (10 dipendenti) Piccole (da 10 a 49 dipendenti) Medie (da 49 a 250 dipendenti). Queste imprese rappresentano i 2/3 dell'occupazione nel settore privato e il 58% del valore aggiunto creato. Al contrario degli Stati Uniti, dove la dimensione delle attività è più grande (le medie imprese sono considerate fino a 500 dipendenti) e quest'ultime contano per il 50% dell'occupazione privato e il 48% della produzione totale.





Ironia della sorte, le piccole imprese sono la parte fondamentale dell'economie più deboli (Italia, Grecia, Spagna, Portogallo). Dal 2002 al 2010 le piccole medie imprese hanno creato l'85% dei nuovi posti di lavoro. Con l'arrivo della crisi, il calo degli ordinativi e la stretta creditizia, queste piccole imprese non hanno avuto altra scelta se non quella di scaricare la struttura. A questa disoccupazione vi è da aggiungere la migrazione del capitale umano più preparato, la scarsa internazionalizzazione, e la principale operatività nel mercato domestico o continentale. Dulcis in fundo, il ruolo delle banche (o meglio) il non ruolo. La ridotta dimensione delle imprese le porta ad una maggiore dipendenza dal credito bancario, aziende più grosse possono ricorrere al credito anche con altri metodi (Es. emettendo obbligazioni o azioni). Solo in Germania queste imprese hanno visto la possibilità di accedere più facilmente a prestiti.Per il resto dei paesi la situazione è in continuo peggioramento. Tra le principali cause di chiusura, il 24% delle imprese Spagnole e il 38% delle Greche hanno individuato la stretta bancaria. In Italia e in tutti gli altri periferici i tassi di prestito sono in netto aumento.

importanza delle piccole medie imprese nell'Unione Europea (colonna verde % di occupazione - colonna blu % di valore aggiunto creato)


Questo è un bel grattacapo per la Bce. Dall'inizio della crisi la banca di Francoforte ha preso provvedimenti straordinari per la riduzione delle Spread, come i prestiti a lungo termine (LTRO 1,2) di oltre 1 trilione di € all'1%, ma non riesce ad arrivare alle piccole, medie imprese.  Tra i vari stimoli a cui sta pensando c'è quello di un ulteriore allentamento dei collaterali richiesti per i prestiti. Probabile però, che questi stimoli vengano utilizzati a vantaggio delle banche che intascano, ringraziano,e continuano a non dare rischioso  credito alle imprese. Inoltre la Bce ha il problema della libera movimentazione dei capitali nell'Eurozona (escluso Cipro che è fuori). Per cui se per esempio, la Bce vuole stimolare l'accesso al credito per le imprese Italiane corre il rischio di incentivare il settore bancario Italiano senza poter impedire che questi prestino poi ad aziende Tedesche. Esiste poi il limite politico del mandato Bce che da  statuto dovrebbe limitarsi solo a controllare l'inflazione.

Le azioni della Bce hanno avuto un effetto quasi immediato sulla riduzione degli Spread nazionali, impedendo i default di Spagna e Italia, ma ravvivare la domanda e arrivare all'economia reale è molto più difficile e richiede molto più tempo.

via stratfor