« …. riguardo a questa
sceneggiatura (Decalogo), di Krzysztof Kieślowski e del suo coautore,
Krzysztof Piesiewicz, non dovrebbe essere fuori luogo osservare che essi
hanno la rarissima capacità di drammatizzare le loro idee piuttosto
che raccontarle solamente. Esemplificando i concetti attraverso l'azione
drammatica della storia essi acquisiscono il potere aggiuntivo di permettere
al pubblico di scoprire quello che sta realmente accadendo piuttosto che
semplicemente raccontarglielo. Lo fanno con tale abbagliante abilità, che non riesci a percepire il sopraggiungere
dei concetti narrativi e a materializzarli prima che questi non abbiano già
raggiunto da tempo il profondo del tuo cuore. »
Quando
il cinema, e più in generale l’arte, sono in grado di “trasformare” il Mondo
ridestando le coscienze dal loro torpore, allora non è più solo “estetica”,
allora ci si trova al cospetto di qualcosa di “superiore” : è questo il caso
in cui si trova lo spettatore davanti al cinema di Krzysztof Kieślowski (a dimostrazione di questo,si ritiene infatti
che il suo decalogo n.5 “Non Uccidere”, abbia svolto un ruolo determinante ai
fini dell’abolizione della pena di morte in Polonia).
Il cinema di Kieślowski raggiunge senza dubbio
il suo apice con il già sopracitato Decalogo (10 mediometraggi da circa 55
minuti, ciascuno legato ad uno dei dieci comandamenti).
Ma
attenzione, il decalogo non è religione o lezione di morale: l’opera è piuttosto la rappresentazione di
quella lotta intestina che ogni uomo prova davanti alla vita, alla propria esistenza,
ai concetti e ai sentimenti più profondi per i quali e nei quali è lacerato.
Non si
sbaglia se si afferma che il decalogo ricorda (seppur in maniera meno
teatrale e meno autobiografica) il cinema di Bergman per la profondità
introspettiva dei grandi temi davanti ai quali si pone (la morte,Dio,la
scienza,la coscienza,l’amore) e il cinema di Alfred Hitchkock, per la
tensione narrativa con la quale si dipanano gli epiloghi (per questo la
critica ha anche definito il Decalogo come “thriller dell’anima” o
“thriller del cuore”).
Tutti i
dieci episodi (pensati e prodotti per la televisione polacca) sono da vedere
obbligatoriamente, ma uno in particolare: il DECALOGO 1 (“Io sono il
sognore Dio tuo, non avrai altro dio all’infuori di me”) ha un qualcosa
di illuminato e illuminante, apre l’opera, e risulta incredibilmente attuale
(o forse, più semplicemente, è l’ opera in se ad essere “senza tempo”).
L’Incipit è un monumento al
cinema: splendido,misterioso,straziante.
La
musica del grande Zbigniew
Preisner ci porta “tenendoci per mano”: la prima sequenza
vede l’occhio della cinepresa rialzarsi come un capo dapprima chinato, ci
mostra un lago ghiacciato; un uomo si scalda con un piccolo falò sul bordo
del lago.
Una breve inquadratura da dietro, poi un primo piano sul volto
dell’uomo, l’uomo si volta e ci guarda dritto negli occhi, con una saggezza
inesorabile: sembra già sapere tutto sul dramma a cui assisteremo.
In questa introduzione,all’uomo misterioso (che sarà ricorrente in
tutta l’opera del Decalogo) si alternano le lacrime di una donna che
passeggiando nel cuore della notte si ferma davanti ad una vetrina nella
quale è presente un televisore (il televisore mostra immagini al rallentatore
in bianco e nero di un bambino che corre, poi le immagini si fermano sul
bimbo). Il freddo morde aspro il cuore della donna, le cui lacrime alla
visione del bimbo si fanno incredibilmente potenti e silenziose, il suo volto
non riesce a non tremare.
Kieślowsksi ritorna con un primo
piano sull’uomo misterioso, l’uomo compie un gesto con la mano sinistra: sembra
asciugarsi una lacrima.
La magia
della colonna sonora (e dell’Incipit) termina con il frastagliato suono di un
volo di uccelli (mentre la telecamera compie una rotazione di 90° e inquadra
il loro librarsi da sotto e radente al muro di una palazzina grigia e umida).
Uno di
questi piccioni si posa fuori dalla finestra dove abita il bimbo (lo stesso
bimbo che ha visto la donna nel televisore). Ciò che accade a partire da
ora è narrazione lineare.
Questa narrazione (ricca di
suspance e intrisa di simbolismo) risolverà il nodo iniziale.
Per
rispetto dell’opera, della sua libera interpretazione, e di tutti coloro che
ancora non l’hanno vista,
auguro
una buona visione.
“Io sono il sognore Dio tuo, non
avrai altro dio all’ infuori di me”.
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