mercoledì 27 novembre 2013

Educazione Vs Disoccupazione

Laureati Moderni


Un interessante articolo ci spiega come la disoccupazione sia solo una parte del problema. In un mondo che si muove a velocità supersonica l'educazione e l'istruzione, che gli Stati e i Privati pagano a caro prezzo, è spesso inadeguata per il mondo del lavoro reale e virtuale.

Come colmare qusto gap ?

A cura di Mouna Mourshed


WASHINGTON, DC – In un'epoca di disoccupazione alle stelle, sembra logico supporre che le aziende non abbiano difficoltà a trovare persone da impiegare. Una ricerca condotta dalla società di consulenza McKinsey su un campione di oltre 2.800 datori di lavoro in tutto il mondo ha, però, evidenziato che tale percezione è completamente errata. Su dieci datori di lavoro, infatti, quattro affermano di non riuscire a trovare personale adatto a ricoprire ruoli base nella propria azienda, e più di un terzo degli intervistati sostiene che l’attività sta risentendo di un gap di competenze nel mercato del lavoro.


Nel frattempo, in ogni parte del mondo i giovani stanno incontrando gravi difficoltà a trovare lavoro. Mentre la crisi dell'eurozona aiuta a spiegare perché più della metà dei giovani in Grecia e Spagna sono disoccupati, economie in rapida crescita come il Sudafrica e la Nigeria stanno registrando tassi di disoccupazione giovanile più o meno simili. In Medio Oriente e Nord Africa, un giovane su tre è disoccupato. Negli Stati Uniti, poi, è emerso che l'anno scorso circa la metà dei laureati di primo livello sotto i 25 anni sono rimasti disoccupati o inattivi subito dopo la laurea.

Tutto questo indica il costoso disallineamento delle competenze in gioco nell'economia odierna. Nei soli Stati Uniti, il costo opportunità legato all'incapacità di innalzare il livello d'istruzione raggiungerà quota 1,7 trilioni di dollari entro il 2030. Allo stesso modo, colmando il suo crescente gap di competenze, la Cina potrebbe accrescere il proprio Pil di 250 miliardi di dollari entro il 2020. Allora, perché non si fa di più per garantire che i giovani acquisiscano le competenze necessarie?
Il problema affonda le radici nella diversa percezione del problema da parte dei diversi attori del mercato del lavoro. Più del 70 % degli istituti universitari intervistati da McKinsey credono che i propri laureati siano pronti per il mercato del lavoro; più della metà dei datori di lavoro e dei giovani, invece, pensa il contrario. Colmare questo gap richiede che i formatori e i datori di lavoro collaborino in modo più stretto. I datori di lavoro dovrebbero comunicare le proprie esigenze ai formatori, i quali, a loro volta, dovrebbero fornire ai propri studenti gli strumenti giusti per consentire loro di soddisfare tali requisiti. Trattandosi di un problema di mancanza di contatti tra questi due mondi, la soluzione è cercare di stabilirne di più.
Raggiungere una piena sincronizzazione, tuttavia, non sarà facile. Un terzo dei datori di lavoro non ha alcun contatto con i formatori, mentre solo il 15% ne ha una o più volte al mese. Entrambe le parti trarrebbero enormi vantaggi dalla creazione di forti legami reciproci, i datori di lavoro spiegando ai formatori ciò di cui hanno bisogno (anche aiutandoli nell'elaborazione dei piani di studio e offrendo una formazione sul campo), e i formatori fornendo agli studenti l'opportunità di un apprendimento e un'esperienza pratici.
In realtà, alcune iniziative promettenti hanno già preso il via. Molte aziende nei settori automobilistico, turistico, manifatturiero avanzato e navale hanno cominciato a "pre-assumere" dei giovani, assicurando loro un lavoro a patto che completino un rigoroso programma di formazione.
Un esempio interessante è quello offerto dalla collaborazione tra il gigante brasiliano dell'energia Petrobras, di proprietà statale, e Prominp, una coalizione di agenzie governative, imprese, associazioni di categoria e sindacati, finalizzata a liberare il potenziale dei settori petrolifero e del gas del paese. Innanzitutto, Petrobras e Prominp producono una stima quinquennale del personale richiesto in aree di competenza specifiche, come la saldatura nella cantieristica navale, l'installazione di tubature e l'ingegneria petrolifera. Successivamente, Prominp individua un fornitore di formazione e, insieme a un gruppo di aziende selezionate, sviluppa un curriculum ad hoc che servirà a formare circa 30.000 persone l'anno. Petrobras finanzia il 90% dei costi e il governo ci mette il resto.
Tali iniziative, però, sono ancora troppo poche e di portata troppo ristretta per risolvere il gap di competenze a livello globale. Inoltre, lo sviluppo di programmi efficaci richiede molti più dati sul percorso dei giovani dalla scuola al lavoro rispetto a quelli attualmente disponibili.
I governi possono svolgere un ruolo fondamentale nella raccolta dei dati necessari a determinare quali competenze siano richieste e che tipo di formazione sia la più efficace. Ad esempio, l'osservatorio sul lavoro della Colombia tiene traccia dell'iter degli studenti – dove hanno fatto l'università, cosa hanno studiato, quando e dove hanno ottenuto il primo impiego, qual era lo stipendio iniziale e se hanno avuto una promozione – fino a un massimo di cinque anni dopo la laurea. Le aspiranti matricole possono utilizzare queste informazioni per ottenere un quadro molto più preciso delle loro prospettive future.
Naturalmente, affinché tali programmi siano efficaci, anche i giovani devono darsi da fare. Più della metà di quelli intervistati da McKinsey ha dichiarato di non avere alcuna conoscenza, neanche elementare, dei livelli salariali medi o delle opportunità di lavoro nel settore prescelto. Non c'è da stupirsi, quindi, che la metà di loro non fosse convinta che gli studi post secondari potessero incrementare le loro possibilità di trovare un lavoro.
Gli studenti devono assumersi la responsabilità della propria formazione. Prima di iscriversi a un corso accademico o professionale, dovrebbero informarsi sui tassi d'inserimento lavorativo e su come e quanto spesso l'istituzione in questione interagisca con il mondo del lavoro. Inoltre, dovrebbero riuscire a comprendere appieno come sviluppare e dimostrare competenze specifiche per il settore prescelto. Più in generale, dovrebbero utilizzare i dati sul mercato del lavoro disponibili per compiere scelte più informate.
Se il mondo proseguirà nella direzione attuale, nei prossimi anni gli squilibri del mercato del lavoro si aggraveranno in modo significativo. Di fatto, nel 2020 il mondo si troverà ad affrontare una potenziale carenza di 30-40 milioni di lavoratori con un'istruzione universitaria, e un potenziale surplus di 95 milioni di lavoratori non specializzati.
Un riequilibrio del mercato del lavoro globale presenta vantaggi economici non indifferenti, anche perché, non intervenendo in tal senso, i costi umani rischiano di essere enormi. Per questo motivo oggi, soprattutto per imprese, formatori, governi e giovani, agire tempestivamente è diventato più urgente che mai.