A cura di Guido Rovatti
Che gran voglia che avrei di liquidare il film e tutto il
cinema italiano (di oggi) dicendo che è una grande stronzata (oppure “una
grande bellezza”).
Se non lo faccio è perché ho grande stima di Gianfranco Rosi (Leone d’oro per “il Sacro GRA” e che aprirà il festival
del cinema d’autore di Belgrado tra pochi giorni) ed altri autori con del
“fondo”.
Tornando a Checco, sarei disonesto se dicessi che non ho
riso guardando il film. Tutta la sala ha riso, e questo non è un dettaglio di
poco conto.
Non è certamente per il record assoluto di incassi che ora
non sparo a 0 su questo prodotto “made in italy”, così come non mi limiterei a
criticare la qualità del mangime di MC donald solo perché vende milioni di
hamburger (e assume migliaia di giovani disoccupati).
Purtroppo, l’economia del cinema è una economia che si basa
e fa leva sui “gruppi sociali”: non mira ad attirare quanti più singoli individui pensanti possibili,
mira a vendere biglietti a “gruppi sociali”, poiché essi hanno il vantaggio di
trascinare enormi moli di acefali
spettatori paganti. Chi pensa è già di per se un emarginato (oltre che un
rompicoglioni non-consumatore), poi comunque conta come una sola unità, e
allora, a nessuno importa un cazzo, tantomeno a chi deve vendere quanti più
biglietti possibili.
Aperta e chiusa
parentesi sull’economia/marketing dell’industria cinematografica.
Tornando a Checco : è più furbo e intelligente di quello che
vuole apparire di essere, e di film ne ha visti.
La sua presenza fisica è già di per se comica: si muove come
un uomo di gelatina, pare avere la consistenza di uno spaventapasseri. Fa
ridere.
Nella trama, lui e il bimbo (suo figlio) si muovono tra le
macerie di una italietta in piena crisi (economica e di valori).
L’adulto e il bimbo, il padre e il figlio, sono da sempre
una dicotomia (paura vs speranza,ingenuità vs consapevolezza) che in molti
ambiti del cinema ha rappresentato una ossatura importante, fin dalle sue
origini. Mi sento di esprimere un giudizio di merito al giovanissimo interprete
del film (il figlio del protagonista), e sono convinto lo rivedremo in
futuro,il suo nome è Robert Dancs.
N.B.: la cosa comica è che tra i due, il papà è il bimbo e
il figlio è l’adulto (dicotomia inversa)
Che altro dire, la sigla iniziale è da crepapelle,le movenze
di Checco sembrano una fusione tra Mr. Bean e Forrest Gump.
Vi consiglio di andarlo a vedere ?
Diciamo così, prima di andarlo a vedere fatevi una
cortesia/regalo, guardatevi prima:
- Charlie Chaplin (il
monello)
-Roberto Benigni (la
vita è bella)
-Forrest Gump (+ qualche episodio di Mr. Bean)