Approfondiamo in questo articolo di intelligence made in Usa la geopolitica e la storia della Siria.
A cura di Reva Bhalia
Prima che l'accordo Sykes-Picot del 1916 tracciasse uno strano assortimento di nazioni stato in medio oriente, il nome Siria era usato dai mercanti, politici e guerrieri per descrivere un tratto di terra compreso dai monti Tauro a nord, il mediterraneo a ovest, il Sinai a sud e il deserto a est. La regione del Levante.
Da qualsiasi parte la si voglia guardare la Siria resta sempre in una sfortunata posizione, circondata da potenze molto superiori. Le terre fertili dell'asia minore intorno al mar di marmara, la valle dei nilo, il tigri e l'eufrate hanno creato popolazioni molto più coese. Quando una di queste potenze decideva di espandersi verso altre ricchezze fineva inevitabilmente in Siria, dove il sangue scorreva, le razze si mescolavano, le religioni si negoziavano e le merci si scambiavano ad un ritmo frenetico e violento. Di conseguenza solo due volte la Siria, nella storia pre-moderna, ha potuto ritenersi uno stato sovrano indipendente. Durante la dinastia ellenistica di Seluecide (dopo la morte di Alessandro Magno) e durante il potente califfato Omayyade.
Oltre a questi due momenti storici la Siria ha sempre subito il destino delle terre di confine, internamente fragmentata e geograficamente sottomessa.
A differenza della valle del Nilo, la geografia Siriana manca di un elemento che possa superare le fratture interne. Uno stato Siriano non ha solo bisogno di un'area costiera partecipativa nel commercio marittimo ma anche di un entroterra coeso che possa provvedere al cibo e alla sicurezza. L'aspra geografia e il meltin pot di minoranze e sette sono sempre stati un grande limite al raggiungimento di questi imperativi.
A differenza della valle del Nilo, la geografia Siriana manca di un elemento che possa superare le fratture interne. Uno stato Siriano non ha solo bisogno di un'area costiera partecipativa nel commercio marittimo ma anche di un entroterra coeso che possa provvedere al cibo e alla sicurezza. L'aspra geografia e il meltin pot di minoranze e sette sono sempre stati un grande limite al raggiungimento di questi imperativi.
La stretta linea costiera si trasforma bruscamente in catene montuose. Attraverso la cintura occidentale le sacche di minoranze includono gli Alawiti, i Cristiani i Drusi, da sempre poco fiduciosi dell'occidente o dei dominatori orientali sono però sempre stati pronti a collaborare con chi avesse garantito loro la sopravvivenza. La lunga barriera montuosa che scende sulla pianura lungo il fiume Oronte e la valle di Beqa risale poi fino all'anti-libano, al plateau di Hauran e al monte Jabal, offrendo altro arido terreno per sette pronte ad armarsi.
Appena ad ovest dei monti anti-libano, il fiume Barada fluisce verso est dando vita ad un oasi nel deserto conosciuta coma Damasco. Protetta dalla costa da due catene montuose e dal deserto ad est, Damasco è essenzialmente una fortezza e quindi la più logica della capitali. Ma affinchè questa capitale possa avere l'autorità di governare il resto della nazione ha bisogno di un corridio verso occidente attraverso le montagne fino ai porti del mediterraneo così come una rotta verso nord fino ad Aleppo.
Il valico di terra da Damasco verso nord è relativamente fluido e facilita lo sviluppo di una popolazione più omogenea rispetto alla linea costiera. Aleppo si trova lungo la bocca della mezzaluna fertile in un naturale corridoio commerciale verso l'anatolia, il mediterraneo e Damasco. Aleppo è sempre stata vulnerabile alle potenze dell'anatolia e la sua lontanza dalla capitale è stata spesso utilizzata per ribellarsi a Damasco, ma resta un centro economico vitale per qualsiasi stato siriano.
La demografia di questa terra è variata moltissimo a seconda della potenza di turno. Cristiani e Ortodossi formano la maggioranza nella Siria bizantina. I Mussulmani seguirono formando un mix di sette che includono una sostanziale popolazione Sciita. Nel corso del tempo una serie di dinastie Sunnite è arrivata dalla Mesopotamia, dalla valle del Nilo e dall'asia minore trasformando il paese in una maggioranza Sunnita come lo conosciamo oggi.
I Francesi, principali colonizzatori nel Levante, sono stati maestri nel gestire e manipolare le minoranze. Ma il loro approccio (sempre il classico divide et impera inventato da noi...) continua ad avere enormi conseguenze anche oggi. In Libano i francesi favorirono i Cristiani Maroniti contro i mercanti Sunniti. I Francesi sradicarono dalla costa anche un gruppo etnico conosciuto come i Nusairi li rinominarono Alawiti (per darli maggiore credibilità religiosa) e li misero a capo dell'esercito durante il loro mandato.
Quando il mandato terminò nel 1943 gli ingredienti per una rivolta demografica ed etnica erano già tutti pronti. Questo portò al colpo di stato del 1971 di Hafiz Al Assad e all'irregolare regno Alawita sulla Siria. Oggi, con le sette maggiormente sbilanciate verso l'Iran e i suoi alleati, l'appoggio Francese ai Sunniti insieme all'Arabia Saudita contro gli Alawiti è quasi ironico, ma è il chiaro tentativo di un bilanciamento tra poteri regionali (l'Arabia è terrorizzata dall'Iran).
I delegati che discutono il problema Siriano in Svizzera questa settimana affrontano una serie di inconciliabili verità che nascono dalla geopolitica di quella terra. Dall'antichità fino ai giorni nostri. Le anomalie di una potente minoranza Alawita al governo saranno molto difficili da modificare nel breve periodo. Le forze Alawite mantengono Damasco e guadagnano poco a poco la periferia. Gli Hezbollah Libanesi appoggiano gli Alawiti difendendo le tradizionali rotte da Damasco verso valle di Beqa e la costa Libanese. Oggi le forze militari di Al Assad stanno puntando verso nord per cercare di riconquistare Aleppo. Consci dei loro limiti militari stanno usando le forze occidentali per raggiungere il loro scopo. Con concessioni mirate e cessate il fuoco temporanei, stanno cercando di contingentare le linee di approvvigionamento dei ribelli.
Il destino del Libano rimano estremamente legato alla Siria e quindi, mentri gli Alawiti (appoggiati da Iran, Hezbollah, Russia riguadagnano terreno), i Sunniti (appoggiati da Arabia e Qatar) cercano di sbilanciare Beirut. Gli Stati Uniti non hanno alcun interesse concreto nell'area. L'unico interesse di Washington è mantenere, preservare e progredire le negoziazioni con l'Iran. Da qui nasce il grande potere di Al Assad nell'avere come principale alleato un importante interlocutore degli Usa.
L'Egitto (a sud) e la Turchia (a nord) sono già abbastanza impegnate con i loro problemi interni. Questo riduce i player principali a due (Arabia-Iran). E la lotta continua...