A cura di Carlo Rovatti
Quando i piloti si vedevano in azione ed esprimevano il massimo del vigore fisico e della destrezza.
La posizione di guida ravvicinata al volante e il volante di grande dimensione, era giustificato dalla pesantezza dello sterzo. Il piccolo parabreeze era spesso alzato a protezione degli occhi e del viso a motivo di intercettare ghiaia o sassi che i piloti che precedevano, spesso volutamente, schizzavano contro gli inseguitori. Era un blindo vetro al pari di quelli che proteggevano le cabine degli aerei da caccia.
L'Uomo: Froilan Gonzales, soprannominato El Cabezon e il Toro della Pampa. L'aspetto fisico taurino, il collo poderoso e la testa sviluppata rispetto al corpo pure massiccio, piantato su due gambe storte, lo distingueva e lo avrebbe per sempre distinto da eventuali piloti di formula Uno scolpiti nelle palestre più sofisticate. Grande amico del presidente Argentino Peron. Era venuto in Europa assieme a Juan Manuel Fangio e Onofre Marimon al seguito dell'Equipo Argentino. La squadra di formula Uno selezionata e voluta dallo stesso Peron che aveva colto, come Hitler in Germania e Mussolini in Italia, il valore propagandistico delle imprese automobilistiche. C'era insieme la mistica del coraggio, la mistica della tecnologia, la mistica della potenza alle spalle. L'evoluzione futurista del rapporto tra uomo e macchina.
Fangio, Gonzales e Marimon, i famosi "Tre Cavalieri". Il primo avrebbe vinto ben 5 titoli mondiali, l'ultimo dei quali nel 1957 con la Maserati 250 F progettata nel telaio, sospensioni, e cambio da Valerio Colotti (Modena 1925-2008). Ancora nell'anno 1951 con l'Alfa Romeo, la mitica Alfetta 158 1500 8 cilindri in linea con il compressore volumetrico. Vettura già vincente nel mondiale 1950, il primo Mondiale rilevato dalla Fisa, con l'indimenticabile Italiano Nino Farina. Ancora mondiale nel 1954-55 con Mercedes e '56 con Ferrari. E i mondiali di allora non sono certo paragonabili a quelli di oggi (per l'incidenza del pilota sul mezzo).
Gonzales portò alla prima vittoria in un mondiale la Ferrari 4900 aspirata 12 cilindri nel Gran Premio d'Inghilterra a Silverstone (ex pista della Raf) nel 1951. Le immagini del tempo lo mostrano al volante, stretto dalle bracce poderose, e la testa oscillante per l'effetto coniugato fra riprese e frenate. Al finire della gara, il volto inscurito dall'olio sparato dagli scarichi delle vetture davanti oltre che dalle gomme, bruciate dall'asfalto, incoronato dall'alloro come campione di velocità e generosità.
Così come le foto lo ritraggono, piangente e affranto abbracciare il "Maestro" un attimo dopo ricevuta la notizia della morte della giovane bellissima promessa Marimon. Vita perduta al Nurburgring nel 1955 perso nella foreste dell'Eifel.
"Il Nurburgring pista tanto difficile e pericolosa da far meritare il titolo di Maestro del Nurburgring solo a chi lo ha vinto tre volte, il grande Ascari, Fangio, Stewart. Corrervi ai tempi di Gonzales significava reggersi disperatamente attaccati al volante per non essere sbalzati dalla vettura al salto dei micidiali dossi spesso attratti dal riflesso del sole sulle foglie bagnate della foresta che esercitava una fatale attrazione" Jose Froilan Gonzales