Recensione Blue Velvet (1986): David Lynch si lascia andare, dopo il flop atomico di Dune del 1984 l'artista prende il sopravvento e si allontana dalle logiche del mercato. Inizia qui il segno che diventerà il suo marchio di fabbrica fatto di rappresentazioni oniriche sulla linea di confine tra il grottesco e il banale. Il film racconta la storia di un giovane che, arrivato in una cittadina plastificata per visitare il padre, durante una passeggiata trova un orecchio. La telecamera entra in questo complesso organo uditivo iniziando un viaggio sotto la superficie della finzione esterna. L'idea dell'orecchio che riprende la forma della conchiglia, nautilus e origine della vita è molto bella. Il ragazzo scoprirà, attraverso una serie di immagini psicologiche di stampo Hitchcockiano, che l'apparenza inganna ma l'illusione è importante tanto quanto la realtà. Da notare la forte presenza Italiana (De Laurentis produttore, Isabella Rossellini, Angelo Badalamenti musiche).
Film che mi ha fatto venire in mente la Svizzera. Paesino perfetto con le mucche viola, il formaggio senza topi e heidi che corre. Dove tutti sono ricchi e felici, dove tutto funziona.
Dove hanno appena passato un referendum contro l'immigrazione dimenticandosi di come la Svizzera sia un paese di immigrati (oltre il 23% della popolazione è nata fuori dalla Svizzera contro, per esempio, il 13% degli Usa). Dove i vantaggi dei cittadini Svizzeri rispetto agli altri rendono il paese più simile a Dubai che all'occidente. Non fanno parte dell'UE ma esportano oltre il 60% verso l'unione e prendono una delle quote più importanti dei fondi destinati alla ricerca e sviluppo (vedi Cern). Nazione dove, sotto l'ombrello della "neutralità", si sono macchiati di alcuni dei più grandi crimini della storia dell'umanità. Aiutando Hitler nella deportazione e confisca delle ricchezze ebraiche durante l'olocausto, aiutando apertamente i boss delle Mafie e i trafficanti di droga (armi) di mezzo mondo a riciclare e nascondere fortune. Pratiche ancora oggi in corso.
I mezzi pubblici però, sono sempre puntuali.