martedì 17 giugno 2014

Il pasticcio Americano in Iraq continua

L'intervento Americano in Iraq (così come quello in Afghanistan) sono stati due fallimenti. Avere rimosso il dittatore, che teneva schiacciata sotto il suo stivale la testa del serpente, ha avuto delle ripercussioni che Washington (nonostante house of cards) non è stata in grado di prevedere.



Il problema è molto semplice ed è legato alla diversità di "linguaggio". Combattere una guerra convenzionale contro un nemico che lotta con mezzi non convenzionali non è mai consigliabile.

Gli Usa combattono una forma di guerra che impiega armi militari e tattiche in campo aperto con schieramenti ben definiti. Il loro "nemico" combatte una guerra non convenzionale (U.W.) nella quale gli obiettivi di breve termine sono parzialmente definiti o oscuri, le tattiche e le armi tendono a generare sovversione e intimidazione e gli schieramenti non sono visibili.

La guerra non convenzionale affonda le proprie radici nell'Eneide e trova il suo riassunto nella frase di Publio Virgilio Marone "Timeo Danaos ed dona ferentes"  ("Temo i Danai anche quando portano doni" )  pronunciata da Laocoonte mentre cerca di convincere i Troiani a non fare entrare il famoso cavallo nella città.

La crescita dell'ISIS (Stato Islamico dell'Iraq e del Levante) nato nel 2003, che sta creando parecchi problemi, è un sottoprodotto dell'Invasione Americana e della mala gestione governativa Irachena post-Saddam. Il loro obiettivo è oggi quello di unire, in un grande stato Islamico, L'Iraq e la Siria. Quando si parla di medio oriente e di guerra non convenzionale non bisogna mai perdere di vista il "disegno" globale dell'estremismo Islamico. La creazione di un califfato che si spinga dal Caucaso all'Africa Occidentale e che, controllando le principali risorge di gas e petrolio del mondo, possa strozzare l'occidente e il resto del globo "infedele".

In questo grafico il territorio sotto il controllo dell'ISIS (più o meno le dimensioni del Belgio e parecchi pozzi petroliferi)

ISIS_map_oil

e in questo altro grafico, le loro ambizioni...

ISIS_map

E ora Obama (Nobel per la pace) è costretto a rimandare dei soldati in Iraq, o come si dice in gergo, deve rimettere i "boots on the ground" per difendere NON la libertà ma i pozzi di petrolio e l'ambasciata.

Uno dei problemi della propaganda Americana è quello di credere alle loro stesse bugie. Sono andati in Iraq per portare la "libertà"  (hanno creduto a questa bugia) e una volta tolto di mezzo Saddam hanno smantellato l'esercito e lo stato maggiore per evitare che sorgessero nuove dittature.

Grave errore.

Gli Americani dovevano limitarsi all'obiettivo principale della missione (il petrolio) lasciando perdere la propaganda per i giornaletti e telegiornali.

La "libertà" non è una merce esportabile.

obama-troops-iraq_n_5501305

Domanda: Se gli Sciiti, Sunniti e Kurdi non vogliono vivere sotto lo stesso tetto perchè l'occidente non lascia che si dividano in tre stati ? 

Gli Americani devono contenere il prezzo del greggio (100$) la Russia e l'Arabia Saudita possono anche divertirsi a vederlo salire e stare a guardare mentre gli Usa si sporcano le mani esportando "libertà" e "democrazia".

leggi anche: il grande califfato