Un grande saggio di T.S. Eliot ci spiega cosa rende grande un'artista e cosa sia un'opera d'arte.
Il Saggio è diviso in tre parti che sono:
Parte Prima: Il concetto della Tradizione
Parte seconda: La teoria della poesia impersonale
Parte Terza: La conclusione o riassunto
Eliot in questo lavoro descrive il suo concetto di tradizione e la definizione del poeta in relazione ad esso. Eliot contesta il fatto che nella "tradizione letteraria Inglese (ma non solo)" esista la convinzione che il progresso avvenga solo attraverso una rottura con il passato e un cambiamento.
Secondo il poeta invece l'artista deve incorporare tutti i suoi predecessori, da Omero in avanti, esprimendoli contemporaneamente all'interno della sua realtà. La migliore parte della poesia è quella in cui i suoi predecessori affermano più vigorosamente e maggiormente la loro immortalità. Questo senso storico non è solo "somiglianza con il passato" ma l'esternazione di una reale comprensione di quanto accaduto. Una rapporto di relazione che però non cada mai nell'errore di una semplice ripetizione (non proprio una cosa facile...).
Una concezione del processo poetico più dinamica e progressista. La novità è possibile solo bussando alla tradizione. Quando il poeta intraprende un nuovo lavoro, realizza un'ordine estetico ideale così come è accaduto prima di quel momento. Crea quindi all'interno di un "creato" e non da uno spazio "vuoto". Ogni nuovo lavoro, modifica quindi, tutta la percezione del passato. La mente individuale è sottomessa ad una più grande e massiccia che lui definisce come "mente Europea".
Questo ci porta a quella che viene definita la "Teoria Impersonale" della poesia. Dato che il poeta arrende se stesso alla tradizione, la creazione artistica è un processo di depersonalizzazione. Il poeta maturo è solo un mezzo attraverso il quale la tradizione viene elaborata. Il poeta è come un catalizzatore in una reazione chimica nella quale i reagenti sono le sensazioni e le emozioni sintetizzate per creare un'immagine artistica che possa catturare e ritrasmettere all'esterno le stesse emozioni.
La mente del poeta è necessaria per questa produzione ma al suo livello più alto ne esce non influenzata da esso. Quello che rende grande un'opera d'arte non sono le emozioni utilizzate ma la natura del processo artistico in cui vengono sintetizzate.
L'artista è così responsabile nel creare la "pressione sotto la quale avviene la fusione". L'Intensità di questa fusione rende l'arte grande. Eliot respinge la teoria che l'arte sia l'espressione metafisica dell'anima dell'artista. Il poeta è un vascello spersonalizzato, un semplice mezzo.
Le grandi opere non esprimono le emozioni dell'artista ma un'emozione in grado di superare quelle provate e che possa essere consegnata agli altri, attraverso l'intensità del suo lavoro.
L'Arte è quindi una "Fuga dall'emozione", una "Fuga dall'Io". Per questo motivo la grande arte è in grado di vivere oltre il realizzatore e incorporarsi all'interno dell'ordine ideale senza tempo.
Il Talento inoltre non è un genio con il quale si nasce ma una caratteristica che va acquisita con molto lavoro e studio. E' assolutamente necessario studiare per avere una comprensione di quello che è successo prima di noi e per riuscire ad incorporare il proprio lavoro all'interno della grande "mente".
Conoscenza, e qui avviene la selezione naturale per cui non tutti possono essere artisti come invece sembra accadere nei tempi moderni, osservata attraverso una lente poetica. Non una semplice conoscenza di fatti e date ma una conoscenza ottenuta attraverso una sensibilità empatica superiore.
Un suo esempio era il fatto che Shakespeare avesso compreso e assimilato Plutarco meglio di quanto avrebbero potuto fare tanti altri uomini studiando da cimo a fondo il british museum.
Leggi anche: T.S. Eliot i Preludi
E una mia nuova creazione come colonna sonora...
Il Saggio è diviso in tre parti che sono:
Parte Prima: Il concetto della Tradizione
Parte seconda: La teoria della poesia impersonale
Parte Terza: La conclusione o riassunto
Eliot in questo lavoro descrive il suo concetto di tradizione e la definizione del poeta in relazione ad esso. Eliot contesta il fatto che nella "tradizione letteraria Inglese (ma non solo)" esista la convinzione che il progresso avvenga solo attraverso una rottura con il passato e un cambiamento.
Secondo il poeta invece l'artista deve incorporare tutti i suoi predecessori, da Omero in avanti, esprimendoli contemporaneamente all'interno della sua realtà. La migliore parte della poesia è quella in cui i suoi predecessori affermano più vigorosamente e maggiormente la loro immortalità. Questo senso storico non è solo "somiglianza con il passato" ma l'esternazione di una reale comprensione di quanto accaduto. Una rapporto di relazione che però non cada mai nell'errore di una semplice ripetizione (non proprio una cosa facile...).
Una concezione del processo poetico più dinamica e progressista. La novità è possibile solo bussando alla tradizione. Quando il poeta intraprende un nuovo lavoro, realizza un'ordine estetico ideale così come è accaduto prima di quel momento. Crea quindi all'interno di un "creato" e non da uno spazio "vuoto". Ogni nuovo lavoro, modifica quindi, tutta la percezione del passato. La mente individuale è sottomessa ad una più grande e massiccia che lui definisce come "mente Europea".
Questo ci porta a quella che viene definita la "Teoria Impersonale" della poesia. Dato che il poeta arrende se stesso alla tradizione, la creazione artistica è un processo di depersonalizzazione. Il poeta maturo è solo un mezzo attraverso il quale la tradizione viene elaborata. Il poeta è come un catalizzatore in una reazione chimica nella quale i reagenti sono le sensazioni e le emozioni sintetizzate per creare un'immagine artistica che possa catturare e ritrasmettere all'esterno le stesse emozioni.
La mente del poeta è necessaria per questa produzione ma al suo livello più alto ne esce non influenzata da esso. Quello che rende grande un'opera d'arte non sono le emozioni utilizzate ma la natura del processo artistico in cui vengono sintetizzate.
L'artista è così responsabile nel creare la "pressione sotto la quale avviene la fusione". L'Intensità di questa fusione rende l'arte grande. Eliot respinge la teoria che l'arte sia l'espressione metafisica dell'anima dell'artista. Il poeta è un vascello spersonalizzato, un semplice mezzo.
Le grandi opere non esprimono le emozioni dell'artista ma un'emozione in grado di superare quelle provate e che possa essere consegnata agli altri, attraverso l'intensità del suo lavoro.
L'Arte è quindi una "Fuga dall'emozione", una "Fuga dall'Io". Per questo motivo la grande arte è in grado di vivere oltre il realizzatore e incorporarsi all'interno dell'ordine ideale senza tempo.
Il Talento inoltre non è un genio con il quale si nasce ma una caratteristica che va acquisita con molto lavoro e studio. E' assolutamente necessario studiare per avere una comprensione di quello che è successo prima di noi e per riuscire ad incorporare il proprio lavoro all'interno della grande "mente".
Conoscenza, e qui avviene la selezione naturale per cui non tutti possono essere artisti come invece sembra accadere nei tempi moderni, osservata attraverso una lente poetica. Non una semplice conoscenza di fatti e date ma una conoscenza ottenuta attraverso una sensibilità empatica superiore.
Un suo esempio era il fatto che Shakespeare avesso compreso e assimilato Plutarco meglio di quanto avrebbero potuto fare tanti altri uomini studiando da cimo a fondo il british museum.
Leggi anche: T.S. Eliot i Preludi
E una mia nuova creazione come colonna sonora...