Simone Weil - 1922 |
In questo breve libro la Weil analizza l'Iliade in contrapposizione alle altre grandi epopee della storia giunguendo alla conclusione di come il vero protagonista del racconto di Omero sia la "Forza" e il rapporto reale, contrapposto alla percezione illusoria, che gli uomini hanno con essa.
La forza modifica e asserva chiunque la tocchi, il vincitore e il vinto sono entrambi schiavi, il primo destinato alla rovina per un potere che crede di dominare ma dal quale è in realtà posseduto per breve tempo e chi la subisce destinato alla pietrificazione e alla trasformazione in oggetto.
Partendo dall'inizio della storia drammaturgica con Eschilo, Omero ha descritto con i toni più alti e distaccati questo rapporto dell'uomo con la forza, toni mai più raggiunti da nessun altro scrittore occidentale.
Nonostante i tentativi di Villone, Shakespeare, Molière o Cervantes l'uomo è stato capace di scorgere la miseria della sua condizione solo nell'amore ma mai nella politica o nella guerra dove il rapporto con la forza viene ancora oggi avvolto dalla gloria e l'onore per i vincitori.
La Weil conclude affermando che per ritrovare il genio di Omero, l'uomo moderno dovrà essere capace di rinunciare a questo incanto ipnotico nei confronti della forza comprendendo che niente è al riparo dalla sorte e che i nemici e gli sventurati non sono da disprezzare.
Non si aspetta però che questo cambiamento possa essere imminente.
In questi giorni di "nuove guerre" e nuove propagande il tema è molto attuale.