giovedì 26 marzo 2015

Mayday - Germanwings Airbus

L'airbus germanwings si è schiantato da pochi giorni e le prime analisi della scatola nera hanno lasciato trapelare l'ipotesi che il volo sia stato diretto verso lo schianto volontariamente da parte del co-pilota ventottenne. I motivi sono, e probabilmente resteranno, ancora oscuri anche se sembrano puntare verso una depressione che aveva colpito il ragazzo anche durante l'addestramento presso la Lufthansa.
Quale sarà la risposta che verrà data dalle compagnie ?


Maggiore automazione. Maggiore potere alle macchine. Maggiori controlli per l'apertura e chiusura della cabina di pilotaggio.
Aerei commerciali come droni ben presto voleranno nei cieli, completamente automatizzati dalla partenza all'arrivo.
Già oggi il 777 (come il Malaysian Airlines disperso in mare a largo delle coste Australiane l'estate scorsa) hanno un livello di automazione impressionante. L'equipaggio tocca i comandi durante il decollo - atterraggio e per il resto del volo il pilota automatico, una volta inseriti i codici di destinazione, interagisce con i sensori a terra con una precisione ed una abilità incredibile.
Per alcuni momenti il pilota opera e il computer serve da back up di emergenza e per la maggior parte del volo il computer opera e il pilota serve come back up.
Ancora più algoritmi.
L'uomo riesce ad accettare l'errore o il malfunzionamento tecnico, ma non riesce ad affrontare lo sconosciuto, l'incontrollabile e l'incomprensibile che si cela all'interno della mente umana.
Eliminare dall'equazione l'errore umano è quindi l'imperativo.

E' questa la risposta migliore ?

Probabilmente per quanto concerne le statistiche e la sicurezza forse si (fino a quando questi aerei automatizzati non verrano hackerati da qualche minorenne in uno scantinato).

Per quanto riguarda la nostra avventura terrestre credo di no.
L'uomo soffre della sua disumanizzazione come sono convinto i piloti soffrano nel non volare più ma assistere solamente come gregari al lavoro della macchina.
Capire perché un giovane pilota di ventotto anni decida di suicidarsi in maniera così plateale e pavida (non ha il coraggio di farlo da solo) è forse più importante rispetto all'aumento del livello di automazione del volo o all'aumento di sicurezza necessario ad entrare e uscire dalla cabina.

Anche perchè dubito fortemente che Andreas Lubitz fosse l'unico depresso-megalomane ad andare al lavoro ogni mattina.

La lezione "micro" che dobbiamo trarre da questo evento è quella di non lasciare nessuno solo in cabina. La lezione "macro" è che il malessere della società occidentale si manifesta in questi episodi con tutta la sua potenza.