...Tra tutti i grandi poeti Americani è la Dickinson che mostra il potere del silenzio, con i suoi balzi, la punteggiatura, le pause, l'assenza di titoli...
L'assenza dei titoli è una scelta incredibilmente positiva, una scelta che ci consegna tra le mani un testo "ingovernabile", un testo che solo il lettore come entità singolare può fare funzionare e operare, senza manuali di istruzioni...
C'è un grande sollievo nel silenzio della Dickinson, spesso il silenzio alla fine di ogni poema non rappresenta il fallimento del linguaggio ma la prossimità, la spiritualità e il significato metafisico verso la quale ci vuole condurre, la sacralità del mondo attraverso l'intima semplicità.
Una poesia transitiva vis a vis con il mondo.
Forse non è nemmeno del tutto corretto parlare di poesia riguardo al suo stile di scrittura, tale è la libertà e l'assenza di regole con la quale si esprimeva.
Basti immaginare sua sorella Lavinia, quando aprendo il baule ai piedi del letto di Emily, ha trovato non solo pagine di poesie ma manoscritti legati tra loro con dei filamenti pieni di pensieri e riflessioni, asterischi e varianti. I critici hanno chiamato questi scritti i "Fascicoli".
Spesso la Dickinson li spediva ad amici che fungevano quindi da "editori".
Le sue poesie non sono alla ricerca della "Mot Juste" ma sono flessibili, trasformabili, come una porta aperta che permette al lettore di ogni epoca e di ogni cultura di interpretare con un certo grado di libertà la sua scrittura.
I temi della perdita e della morte, l'evanescenza di tutto ciò che è bloccato nel tempo, così presenti nelle sue opere sono quelli che i grandi poeti percepiscono e sanno dipingere meglio mentre cercano di scrivere l'infinito attraverso una materia finita sfogando la loro brama di eternità.
Per questo lei definiva l'immortalità "The Flood Subject" or "The Greatest Subject".
La teatralità della reclusione in seguito alla quale inviava alle feste a cui era invitata lettere o oggetti (cavallette), parlava alle persone attraverso porte chiuse e chiedeva le venisse suonato il pianoforte attraverso porte chiuse sono segni di eccentricità, di maniacale controllo di se stessi che hanno in grande parte, come spesso accade, influenzato e accentuato la serietà , la profondità e l'importanza che Emily metteva nella sua scrittura.
Come il giocatore che al casinò punta tutta la sua vita su di un numero legandosi indossolubilmente ad esso per sempre.
Sia in caso di vittoria che di sconfitta.
Spesso nei suoi poemi troviamo un letto, una bara, una stanza, un veicolo nel quale noi possiamo sederci, sdraiarci, un contenitore per il contenitore assoluto rappresentato dal nostro corpo.
F319 (1862) / J290 (1861)
Of Bronze - and Blaze -
The North - tonight -
So adequate - it forms -
So preconcerted with itself -
So distant - to alarms -
And Unconcern so sovreign
To Universe, or me -
Infects my simple spirit
With Taints of Majesty -
Till I take vaster attitudes -
And strut upon my stem -
Disdaining Men, and Oxygen,
For Arrogance of them -My Splendors, are Menagerie -
But their Completeless Show
Will entertain the Centuries
When I, am long ago,
An Island in dishonored Grass -
Whom none but Daisies, know
F319 (1862) / J290 (1861)
F320 (1862) / J258 (1861)
There's a certain Slant of light,
Winter Afternoons -
That oppresses, like the Heft
Of Cathedral Tunes -
Heavenly Hurt, it gives us -
We can find no scar,
But internal difference,
Where the Meanings, are -
None may teach it - Any -
'Tis the Seal Despair -
An imperial affliction
Sent us of the Air -
When it comes, the Landscape listens -
Shadows - hold their breath -
When it goes, 'tis like the Distance
On the look of Death -
F320 (1862) / J258 (1861)
V'è una certa Angolazione della luce,
I Pomeriggi d'inverno -
Che opprime, come la Gravità
Di Melodie di Cattedrali -
Una Celeste Piaga, ci procura -
Non ne troviamo la cicatrice,
Ma solo intime differenze,
Dove i Significati, stanno -
Niente può insegnarla - Nessuno -
È il Sigillo della Disperazione -
Un'imperiale afflizione
Mandataci dall'Aria -
Quando viene, il Paesaggio ascolta -
Le Ombre - trattengono il respiro -
Quando se ne va, è come la Distanza
Nello sguardo della Morte -
J301 (1862) / F403 (1862)
I reason, Earth is short -
And Anguish - absolute -
And many hurt,
But, what of that?
I reason, we could die -
The best Vitality
Cannot excel Decay,
But, what of that?
I reason, that in Heaven -
Somehow, it will be even -
Some new Equation, given -
But, what of that?
J301 (1862) / F403 (1862)
Ragiono, la Terra è breve -
E l'Angoscia - assoluta -
E molti soffrono,
Ma, e con ciò?
Ragiono, potremmo morire -
La migliore Vitalità
Non può vincere il Decadimento,
Ma, e con ciò?
Ragiono, che in Cielo -
In qualche modo, ci sarà compenso -
Qualche nuova Equazione, data -
Ma, e con ciò?
L'assenza dei titoli è una scelta incredibilmente positiva, una scelta che ci consegna tra le mani un testo "ingovernabile", un testo che solo il lettore come entità singolare può fare funzionare e operare, senza manuali di istruzioni...
C'è un grande sollievo nel silenzio della Dickinson, spesso il silenzio alla fine di ogni poema non rappresenta il fallimento del linguaggio ma la prossimità, la spiritualità e il significato metafisico verso la quale ci vuole condurre, la sacralità del mondo attraverso l'intima semplicità.
Una poesia transitiva vis a vis con il mondo.
Forse non è nemmeno del tutto corretto parlare di poesia riguardo al suo stile di scrittura, tale è la libertà e l'assenza di regole con la quale si esprimeva.
Basti immaginare sua sorella Lavinia, quando aprendo il baule ai piedi del letto di Emily, ha trovato non solo pagine di poesie ma manoscritti legati tra loro con dei filamenti pieni di pensieri e riflessioni, asterischi e varianti. I critici hanno chiamato questi scritti i "Fascicoli".
Spesso la Dickinson li spediva ad amici che fungevano quindi da "editori".
Le sue poesie non sono alla ricerca della "Mot Juste" ma sono flessibili, trasformabili, come una porta aperta che permette al lettore di ogni epoca e di ogni cultura di interpretare con un certo grado di libertà la sua scrittura.
I temi della perdita e della morte, l'evanescenza di tutto ciò che è bloccato nel tempo, così presenti nelle sue opere sono quelli che i grandi poeti percepiscono e sanno dipingere meglio mentre cercano di scrivere l'infinito attraverso una materia finita sfogando la loro brama di eternità.
Per questo lei definiva l'immortalità "The Flood Subject" or "The Greatest Subject".
La teatralità della reclusione in seguito alla quale inviava alle feste a cui era invitata lettere o oggetti (cavallette), parlava alle persone attraverso porte chiuse e chiedeva le venisse suonato il pianoforte attraverso porte chiuse sono segni di eccentricità, di maniacale controllo di se stessi che hanno in grande parte, come spesso accade, influenzato e accentuato la serietà , la profondità e l'importanza che Emily metteva nella sua scrittura.
Come il giocatore che al casinò punta tutta la sua vita su di un numero legandosi indossolubilmente ad esso per sempre.
Sia in caso di vittoria che di sconfitta.
Spesso nei suoi poemi troviamo un letto, una bara, una stanza, un veicolo nel quale noi possiamo sederci, sdraiarci, un contenitore per il contenitore assoluto rappresentato dal nostro corpo.
F319 (1862) / J290 (1861)
Of Bronze - and Blaze -
The North - tonight -
So adequate - it forms -
So preconcerted with itself -
So distant - to alarms -
And Unconcern so sovreign
To Universe, or me -
Infects my simple spirit
With Taints of Majesty -
Till I take vaster attitudes -
And strut upon my stem -
Disdaining Men, and Oxygen,
For Arrogance of them -My Splendors, are Menagerie -
But their Completeless Show
Will entertain the Centuries
When I, am long ago,
An Island in dishonored Grass -
Whom none but Daisies, know
F319 (1862) / J290 (1861)
Di Bronzo - e Braci - Il Nord - stanotte - Così adeguato - prende forma - Così prestabilito tra sé e sé - Così distante - dagli affanni - E con una così sovrana Indifferenza Per l'Universo, o per me - Contagia il mio spirito semplice Con Tracce di Maestà - Finché assumo più vasti atteggiamenti - E mi ergo sul mio stelo - Disdegnando gli Uomini, e l'Ossigeno, Per l'Arroganza di quelle -I miei Splendori, sono un Circo - Ma il loro Incompiuto Spettacolo Intratterrà i Secoli Quando io, sarò ormai da tempo, Un'Isola nell'Erba disonorata - Che soltanto le Margherite, conoscono. |
F320 (1862) / J258 (1861)
There's a certain Slant of light,
Winter Afternoons -
That oppresses, like the Heft
Of Cathedral Tunes -
Heavenly Hurt, it gives us -
We can find no scar,
But internal difference,
Where the Meanings, are -
None may teach it - Any -
'Tis the Seal Despair -
An imperial affliction
Sent us of the Air -
When it comes, the Landscape listens -
Shadows - hold their breath -
When it goes, 'tis like the Distance
On the look of Death -
F320 (1862) / J258 (1861)
V'è una certa Angolazione della luce,
I Pomeriggi d'inverno -
Che opprime, come la Gravità
Di Melodie di Cattedrali -
Una Celeste Piaga, ci procura -
Non ne troviamo la cicatrice,
Ma solo intime differenze,
Dove i Significati, stanno -
Niente può insegnarla - Nessuno -
È il Sigillo della Disperazione -
Un'imperiale afflizione
Mandataci dall'Aria -
Quando viene, il Paesaggio ascolta -
Le Ombre - trattengono il respiro -
Quando se ne va, è come la Distanza
Nello sguardo della Morte -
J301 (1862) / F403 (1862)
I reason, Earth is short -
And Anguish - absolute -
And many hurt,
But, what of that?
I reason, we could die -
The best Vitality
Cannot excel Decay,
But, what of that?
I reason, that in Heaven -
Somehow, it will be even -
Some new Equation, given -
But, what of that?
J301 (1862) / F403 (1862)
Ragiono, la Terra è breve -
E l'Angoscia - assoluta -
E molti soffrono,
Ma, e con ciò?
Ragiono, potremmo morire -
La migliore Vitalità
Non può vincere il Decadimento,
Ma, e con ciò?
Ragiono, che in Cielo -
In qualche modo, ci sarà compenso -
Qualche nuova Equazione, data -
Ma, e con ciò?