Questa settimana ho partecipato al Cersaie, fiera internazionale dell'esposizione ceramica, dopo anni che non ero presente.
Il concetto di design in quel di Sassuolo è ancora limitato ad un ridottissimo numero di colori urbani e a superfici senza soluzione di continuità.
Abbastanza noioso.
Gli imprenditori della provincia sono in fuga da loro stessi, in fuga dalla piastrella.
Si rifugiano nei grandi formati, nelle lastre, nelle resine, in una ridicola corsa a "chi ce l'ha più grosso" che farebbe crepare dal ridere anche Freud.
Le misure diventano gigantografie esterne, principale stimolo ad invitare ad entrare.
"Venite ce l'abbiamo grossissimo, ce l'abbiamo infinito, ce l'abbiamo in 3 dimensioni".
Un paese che è stato campione del mondo in un determinato settore merceologico e che oggi non lascia traccia di questa eredità culturale se non con un paio di risibili installazioni sulle rotonde cittadine.
Bravi Bravi, tutti bravi ma anche tutti incredibilmente individualisti, signorotti di provincia, incapaci di significative sinergie.
La bretella che arriverà forse in ritardo di qualche decennio, il controllo della tecnologia venduta e svenduta al miglior offerente, la mancanza di un centro logistico di raccolta condiviso sono solo piccoli esempi.
Nei corridoi è quasi assordante il sempre vociare di chi ha comperato chi, di quanti milioni e milioni di milioni si fanno e si perdono.
I clienti arrivano come gli ignari Sabini invitati da Romolo allo spettacolo e il compito dei signorotti è di rapirli e portarli nelle loro caverne lontane dalla fiera.
Quanti ne ha catturati Tizio ? e Caio ? Ieri da Pinko c'erano 1000 persone e da Palllino quante ?
E così l'esposizione, terra di tutti e nessuno, diventa il simbolo dell'incapacità di unione, un simbolo da dissacrare e disprezzare, un terreno di saccheggio, un luogo da depredare, una costrizione da violentare.
Ai numeri l'ardua sentenza.
Il concetto di design in quel di Sassuolo è ancora limitato ad un ridottissimo numero di colori urbani e a superfici senza soluzione di continuità.
Abbastanza noioso.
Gli imprenditori della provincia sono in fuga da loro stessi, in fuga dalla piastrella.
Si rifugiano nei grandi formati, nelle lastre, nelle resine, in una ridicola corsa a "chi ce l'ha più grosso" che farebbe crepare dal ridere anche Freud.
Le misure diventano gigantografie esterne, principale stimolo ad invitare ad entrare.
"Venite ce l'abbiamo grossissimo, ce l'abbiamo infinito, ce l'abbiamo in 3 dimensioni".
Un paese che è stato campione del mondo in un determinato settore merceologico e che oggi non lascia traccia di questa eredità culturale se non con un paio di risibili installazioni sulle rotonde cittadine.
Bravi Bravi, tutti bravi ma anche tutti incredibilmente individualisti, signorotti di provincia, incapaci di significative sinergie.
La bretella che arriverà forse in ritardo di qualche decennio, il controllo della tecnologia venduta e svenduta al miglior offerente, la mancanza di un centro logistico di raccolta condiviso sono solo piccoli esempi.
Nei corridoi è quasi assordante il sempre vociare di chi ha comperato chi, di quanti milioni e milioni di milioni si fanno e si perdono.
I clienti arrivano come gli ignari Sabini invitati da Romolo allo spettacolo e il compito dei signorotti è di rapirli e portarli nelle loro caverne lontane dalla fiera.
Quanti ne ha catturati Tizio ? e Caio ? Ieri da Pinko c'erano 1000 persone e da Palllino quante ?
E così l'esposizione, terra di tutti e nessuno, diventa il simbolo dell'incapacità di unione, un simbolo da dissacrare e disprezzare, un terreno di saccheggio, un luogo da depredare, una costrizione da violentare.
Ai numeri l'ardua sentenza.