Stiamo assistendo alla storia in divenire, quante pagine e parole verranno scritte e dette dai posteri.
Quante domande e punti interrogativi riempiono il nostre presente.
Ogni azione e decisione presa muove critiche, tutti hanno un'opinione, spesso in contrasto e questo la dice lunga sullo stato di confusione che colma le nostre giornate.
Il futuro sembra non dipendere più dalla nostra volontà, qualcosa è andato storto e ora aspettiamo.
Aspettiamo le notizie, aspettiamo il vaccino, aspettiamo mentre cerchiamo di reinventarci di re-immaginarci.
Abbiamo perso una grossa parte della nostra libertà, una parte del tutto importante come il tutto.
La libertà al singolare esiste soltanto nelle libertà al plurale diceva Croce.
Le attività e le imprese potranno resistere qualche mese ma inevitabilmente senza fatturato nessuno è al sicuro.
La burocrazia e la nostra abilità nel complicare le cose non ci aiuteranno, la velocità è fondamentale e inversamente proporzionata alla dimensione degli aiuti.
Al ridursi della prima la seconda dovrà aumentare in maniera esponenziale.
E non stiamo brillando per la nostra velocità.
Gli Italiani sono un popolo disunito e non particolarmente coraggioso.
Gli Italiani non fanno rivoluzioni, piuttosto pensano a come fottere il vicino o le istituzioni in silenzio, ognuno per se.
Siamo individualisti creativi.
Queste caratteristiche le abbiamo affinate attraverso i secoli fino all'armistizio del 3 Settembre (ufficializzato l'8) quando nella penisola si sono trovati cinque Comandi diversi.
Tutti comandavano, nessuno obbediva, ognuno per se.
Lo spettro della disobbedienza ci accompagna dalla nascita.
In questo momento storico lo spettro della disobbedienza rischia di mescolarsi con una caratteristica a noi pressoché sconosciuta, lo spettro dell'unione.
Uniti nella disobbedienza o uniti nell'ordine per attraversare questo guado di fronte al quale la storia ci ha posto.
Ai posteri l'ardua sentenza.